Perché piange un neonato: le motivazioni sul pianto dei bambini
Cosa hai piccolino? Hai fame o sonno? Forse piangi per le colichette?
Queste sono solo alcuni dei dubbi più frequenti che attanagliano le neo mamme alle prese con primi pianti dei loro bambini. Possiamo, però, rassicurare anche i più apprensivi genitori dicendo che il pianto è l’unico mezzo di comunicazione che il loro piccolo ha a disposizione per segnalare le sue diverse esigenze.
Esistono, infatti, diversi motivi per cui un neonato piange e sin dalla sua nascita il bambino capisce abbastanza velocemente che il suo pianto richiama la mamma o il papà, che vengono a soddisfare i suoi bisogni.
È, quindi, compito importante dei genitori imparare ad ascoltare e ad interpretare correttamente tale linguaggio. Ascoltando le caratteristiche del pianto, in particolare il suo timbro, la sua intensità e durata, si possono ricavare tante informazioni.
Molto schematicamente si possono individuare:
– il pianto da fame, il cui l’inizio è a bassa intensità per poi divenire più forte e ritmico
– il pianto da dolore, intenso, forte fin dall’inizio e prolungato nel tempo con, a seguire, una fase di silenzio e presenza di singhiozzi alternati a brevi inspirazioni
– il pianto da collera, simile al pianto da fame, ma con tonalità più bassa ed intensità costante.
Nel caso in cui il pianto non dipenda da dolore, fame o sonno allora, molto probabilmente, il bambino ha necessità di un contatto fisico con i propri genitori. Basterà accarezzarlo o parlargli per rassicurarlo e calmarlo. Un consiglio per tutti i genitori è di attendere alcuni istanti prima di intervenire per cercare di capirne le motivazioni, senza “tamponare” (magari offrendo meccanicamente il ciuccio o il seno, in caso di allattamento non artificiale) per far tacere il piccolo senza aver compreso le sue richieste.