Referendum Atac Roma 11 Novembre 2018: compenso scrutatori, segretari e presidenti di seggio
Referendum Atac Roma 11 Novembre 2018
Domenica 11 Novembre a Roma si torna alle urne: dopo le elezioni politiche dello scorso marzo e le comunali di giugno, i romani sono chiamati ad esprimere il proprio parere per il Referendum Atac promosso dai radicali.
Si vota dalle 8 alle 20. Le operazioni di scrutinio avvengono immediatamente dopo la chiusura della votazione e proseguono ad esaurimento. Per esercitare il diritto al voto, l’elettore dovrà presentare un documento valido e la tessera elettorale nella quale però, essendo un referendum cittadino, non verrà posto alcun timbro.
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Come riportato sul sito del Comune di Roma, ai componenti degli uffici elettorali di sezione spettano i compensi previsti dalla Deliberazione della Giunta Capitolina n.150 del 7 agosto 2018 – Referendum consultivi dell’11 novembre 2018: misure e modalità organizzative di svolgimento nelle misure di seguito specificate:
Seggi ordinari
Presidenti € 130,00
Scrutatori e Segretario € 104,00
Seggi ordinari accorpati
Presidenti € 163,00
Scrutatori e Segretario € 130,00
Seggi speciali territoriali
Presidenti € 130,00
Scrutatori e Segretario € 104,00
I compensi percepiti dal presidente, dal segretario e dagli scrutatori degli uffici elettorali di sezione (seggi) per le consultazioni politiche, amministrative, europee e per i referendum non sono soggetti a ritenuta d’imposta e non concorrono alla formazione del reddito del percettore.
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Referendum 11 Novembre a Roma, di cosa si tratta?
In pochi sanno che il referendum Atac era già stato fissato per il mese di giugno, ma che gli organizzatori hanno dovuto farlo slittare in avanti di cinque mesi vista la scarsa comunicazione e visibilità data dai mass media. Ancora oggi in pochi sanno per cosa è stato indetto il Referendum dell’11 Novembre.
Cerchiamo di capirlo insieme.
Quello dell’11 Novembre sarà un Referendum consultivo per mettere a gara il servizio dei trasporti della capitale.
I romani sono chiamati per esprimersi sulla possibilità di aprire il servizio pubblico dei trasporti alla concorrenza privata.
Essendo un referendum consultivo è valido se il quorum supera il 33 per cento degli aventi diritti al voto, a differenza di quello abrogativo in cui occorre la maggioranza assoluta degli aventi diritto. Servono almeno 800mila voti.
All’elettore verranno consegnate due schede di colore diverso, una per ciascun quesito.
I Quesiti del Referendum 11 Novembre a Roma
I quesiti del referendum consultivo sono due.
Il primo quesito:
“Volete voi che Roma Capitale affidi tutti i servizi relativi al trasporto pubblico locale di superficie e sotterraneo ovvero su gomma e rotaia mediante gare pubbliche, anche ad una pluralità di gestori e garantendo forme di concorrenza comparativa, nel rispetto della disciplina vigente a tutela della salvaguardia e della ricollocazione dei lavoratori nella fase di ristrutturazione del servizio?”.
Il secondo quesito:
“Volete voi che Roma Capitale, fermi restando i servizi relativi al trasporto pubblico locale di superficie e sotterraneo ovvero su gomma e rotaia comunque affidati, favorisca e promuova altresì l’esercizio di trasporti collettivi non di linea in ambito locale a imprese operanti in concorrenza?”.
Sono a favore del sì al referendum i comitati promotori “Mobilitiamo Roma”, dei Radicali Italiani, che desiderano ‘porre fine al monopolio di Atac e mettere a gara il servizio di trasporto pubblico, ad una o più aziende, sotto il diretto controllo del comune di Roma che continuerà, ad esempio, a stabilire il prezzo del biglietto e le tratte necessarie per ogni quartiere’.
Tra i promotori del No ci sono Potere al popolo, il sindacato Usb, la Cgil.
Sia che vinca il SI che vinca il NO il risultato della consultazione non ha effetti diretti, trattandosi di un referendum consultivo.
Se vincesse il sì l’amministrazione comunale dovrebbe tenere conto delle richieste avanzate dai cittadini per aprire un dibattito sulla messa a gara il servizio dei trasporti della capitale.
Se vince il sì, Roma Capitale potrebbe affidare tutti i servizi relativi al trasporto pubblico locale a una pluralità di gestori, in concorrenza tra loro. Tuttavia non cambierebbe nulla per il costo del biglietto, dal momento che vigilare sul costo dei biglietti rimarrà compito del Comune.
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